Sciacca Storia del Carnevale

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...terra di mare...terra d'amare...


Storia del Carnevale

Il desiderio di eliminare ogni minima traccia di ciò che nell’anno precedente aveva offuscato l’esistenza ed auspicare un anno ricco e sereno, emerge da tutta una serie di proverbi che ancora oggi si ricordano.

Era in voga il detto “cannalivari tutti li festi fa ternari”. Il primo proverbio era quello che sanciva l’inizio ufficiale della festa: “doppu li tri re, tutti olè”, dopo l’epifania era già carnevale e la festa durava fino al mercoledì delle Ceneri. I quattro giovedì precedenti la festa vera e propria erano detti: “lu joviri di li cummari cu ‘un avi dinari s’impegna lu falari”, era il giorno in cui non si poteva fare a meno di invitare la comare (la madrina di battesimo o cresima).

Il secondo giovedì di festa era dedicato invece agli inviti tra i congiunti, era infatti diffuso il detto: “lu joviri di li parenti cu ‘un avi dinari si summa li denti”. Cioè si pulisce i denti non avendo nulla da spendere e quindi da mangiare. “Lu joviri di lu zuppiddu cu’ ‘un cammarra è peggio pi iddu” era il terzo giovedì precedente la festa vera e propria: lo “zappetto” era una delle tante personificazioni del diavolo che aveva il compito di pervenire gli uomini mediante la spensieratezza e l’allegria; il termine “cammarsi” equivaleva a significare mangiare grasso con l’obbligo di darsi alle grandi abbuffate.


 

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